Listino 2023-05-30

La scorsa settimana internazionale si è chiusa quasi prescindendo dai classici fondamentali, dando peso, se non altro nel non fare, alla questione del default Usa e quindi del cambio del dollaro. Rimane su tutto la scommessa climatica: quando prevale il rischio aridità nelle parti strategiche dell’agroalimentare Usa, in particolare il Mid West, salgono mais e soia mentre il grano mantiene un atteggiamento incerto, stretto fra possibili rese record (sempre nel Mid West), qualità da definire per il grano di qualità e semine in ritardo. Per gli Usa gli aumenti significano perdere in competitività soprattutto col Brasile, avvantaggiando la Cina, guardinga perché bisognosa ma attenta anche a pagare il meno possibile, possibilmente spostando il perno geopolitico a suo favore. Molta merce circola ancora in Europa ed il basso livello toccato dai prezzi lo evidenzia. Sinora. Sulla Ue e sul resto del mondo, compresi Cina e paesi in sviluppo o no, gravano l’incognita sulla tenuta e sulle modalità di applicazione dell’accordo per il Mar Nero e le previsioni negative sui raccolti ucraini e quindi sulle esportazioni che ne dovrebbero derivare. La crisi del trasporto su gomma permane, destinata probabilmente a peggiorare sia come reperimento dei mezzi che come costi, col prossimo avvio delle trebbiature. Apertura della settimana dei mercati nazionali con Milano che conferma la dominanza delle variazioni negative, in particolare per i cereali, grani duri esclusi. I frumenti teneri nazionali calano sotto la spinta del prodotto estero. I primi in misura differenziata per tipologia e comunque più accentuata nelle prime qualità, maggiormente sotto pressione: il di forza perde 5€ (-1,7%), il panificabile superiore ne perde 7 (-2,4%), per i rimanenti riduzioni inferiori in assoluto e in percentuale. Negli esteri il comunitario di forza perde 3€ (-1%) ma i comunitari panificabili, superiore compreso, ne perdono da 8 a 10 (-3/-3,4%). Il non comunitario preme con 255-260€/t, effetto del -3,8% (-10). I nordamericani partecipano differenziandosi fra il -10 del canadese (-2,4%) ed il -15 dello statunitense (-3,6%). I duri confermano tutti le quotazioni di partenza con l’eccezione del non comunitario che scenda a 402-417 (-1,2%). Gli sfarinati non si distinguono e calano tutti nella stessa misura assoluta, 10€/t che significa da- 1,2% a -1,7% nelle farine e da -1,3% a -1,8 nelle semole. Farina di duro per panificazione calata 321-326€/t. Secco calo dei sottoprodotti della macinazione dei frumenti: la farinetta di duro subisce il -5 in misura del -1,7%, stessa variazione assoluta dei cubettati in cui sale a -3,5%. I cruscami perdono 7 euro (-3,4%) ma spiccano il -10 e il -13 dei farinacci di tenero e di duro (da -4 a -5,9%). L’orientamento non cambia nel mais in cui l’alimentare nazionale registra l’invariato e negli zootecnici la spinta del prodotto estero si differenzia col il -5 del comunitario (-1,9%, 260-264€/t) e l’invariato del non comunitario, fermo a 265. Il nazionale contratto 103 base scende a 252-254 (-1,9%).

Questo orientamento si riproduce nei derivati della lavorazione del mais: -4 per le farine, -5 per la farinetta, -30 per il glutine. Nei cereali minori cala l’orzo comunitario, con contrattazioni in misura ridotta per scarsa disponibilità. Nell’agricoltura biologica, alla stabilità del grano duro bio fanno fronte il -10 del tenero bio (-2,9%) e il -20 del mais bio il cui minimo, riferito al prodotto a destinazione zootecnica, scendo sotto quota 400€/t. Non a caso anche la soia bio feed perde ancora, -20 (-2,9%). I semi oleosi sembrano aver raggiunto un equilibrio precario, variando nella stessa misura, -5 che vale -1% per tutti. Negli oli vegetali troviamo il primo aumento della giornata odierna: è l’olio di soia, grezzo e raffinato. Complessivamente il mercato degli olii di semi cerca di trovare un supporto dopo i cali continui degli ultimi mesi. Neanche la scarsa disponibilità di merce per consegna immediata legata alla situazione metereologica in Emilia-Romagna è riuscita a far rimbalzare il comparto che fatica ancora a trovare un equilibrio tra domanda e offerta. Mentre l’olio di soia registra +10 (+1%), il girasole continua a subire la pressione della merce proveniente dall’est Europa.

Particolarmente difficoltosa la situazione della disponibilità degli olii tropicali, olio di palma in primis, che risentono del danneggiamento del principale impianto di raffinazione italiano.

Negli olii d’oliva la tendenza di crescita si arresta grazie alle prime piogge in Spagna necessarie a stabilizzare i prezzi seppure su livelli storicamente molto alti, ma ancora non sufficienti a scongiurare il pericolo di uno scarso raccolto. Panelli e farine di estrazione tutti calanti: all’unisono le farine di soia (-10, -1,9%). Grassi animali tutti invariati. Le farine di pesce peruviana e cilena costituiscono gli altri casi di variazione positiva pur limitata a +0,5%, in euro +10. Nei foraggi in attesa degli effetti dell’alluvione in Romagna, si registra l’entrata in quotazione del maggengo a 160€/t per il minimo.  Nel comparto riso variazioni uniche in diminuzione: calano tutti i sottoprodotti, eccetto la lolla, invariata. Le rotture perdono l’1,8% (-10€) che nel caso di mezzagrana e granaverde sale al 2,2%. Stessa variazione assoluta per le altre voci ma tasso in salita dal -3,5% del farinaccio al -4,3% della pula vergine. Nei risoni le riduzioni di prezzo cercano di stimolare una domanda ancora molto debole con ribassi nell’ordine del -4/-5% (40€/t) che sale al -13/ nel selenio che registra -70 (-13%). Le varietà a ridotta disponibilità resistono ai cali registrando l’invariato.  I risoni che hanno un minimo di domanda mantengono le quotazioni. I corrispondenti risi lavorati, la cui scarsa richiesta è alla base del calo dei risoni, incorporano le riduzioni della materia prima con cali di 80€/t (-3/-4%), con accentuazione al massimo dell’originario (-120, -6,7%).