Listino 2023-07-11

Settimana apertasi sotto l’ombra o la luce che si pensa possa derivare dal prossimo rapporto Usda: cosa cambierà fra le superfici, relativamente stabili, e le rese, più meteoropatiche? Le “in”certezze”: l’accordo sul transito per il Mar Nero, arrivato al compleanno.  Milano completa le quotazioni dei frumenti teneri ed inizia quelle dei duri, finora non rilevati. Nei teneri il di forza inizia la campagna, f.co Milano, a 285-300, il panificabile superiore a 250-260 e il panificabile a 230-238. Stabile il biscottiero a 200-225, più contrastato l’altri usi il cui minimo perde 5€/t (-2,4%) an fronte di un Guadagno di 3 per il massimo (+1,4%). Nei teneri esteri calo e stabilità si pareggiano: nei comunitari varia solo il panificabile che scende a 239-247 (-5; -2%), allineato alle quotazioni del non comunitario, anch’esso calante a 237-242 (-5; -2,1%). Nei nordamericani cala colo lo statunitense a 400-402 (-5; -1,2%). Inizia la campagna su Milano dei grani duri, sempre escluso quello di origine dal Sud Italia, da tempo non presente nelle contrattazioni. La produzione Nord Italia registra il fino a 345-355, il buono mercantile a 300-340 ed il mercantile a 310-320. Per quest’ultimo si tratta di un ritorno in quotazione anche rispetto a campagne precedenti in cui non figuravano rilevazioni. La provenienza Centro Sud differisce rispetto alla Nord per i maggiori costi di trasporto, piazzando il fino a 365-375, il buono mercantile a 350-360 e il mercantile a 330-340ed anche in questo caso vale quanto scritto per il mercantile di origine nord. Sempre nei duri, il non comunitari aumenta di 10€/t, +2,5%, portandosi a 412-427. Gli sfarinati di tenero confermano le precedenti quotazioni, differentemente da quelli di duro che invece registrano un aumento di 10 €/t, uguale per tutti, equivalente a +1,3/+1,8% per le semole e + 3,1% per la farina da panificazione. La pesantezza dei sottoprodotti della macinazione prosegue con cali a due cifre nella parte iniziale della decina del 10, calo che non ha interessato la farinetta di duro, stabile. I farinacci perdono 10€/t (da -5% se di tenero a -6% se di duro), i cruscami ne perdono 12 (da -8% se di tenero a -8,7% se di duro), stessa variazione assoluta dei cubettati (-7,4%). Più tenuto il prodotto estero, -10 (-7%).  Pesante la seduta del mais, con cali per tutte le voci, alimentare compreso, sceso a 341-346€/t, avendone perduti 10 (-2,8%). Più contenuto il calo degli zootecnici nazionali: -5, pari al -2%. Variegato il calo degli esteri: il comunitario registra – 7€/t (-2,7%) sul minimo per merce su camion e -9 (-3,4%) sul massimo, relativo a merce di derivazione da magazzini interni. Il non comunitario ne perde solo 4, -1,6%. I derivati incorporano la direzione con coli che dal -5€/t dei derivati zootecnici -1,2/-1,7%, fino a -2,2% per la farinetta)), passano a -10 per la farina bramata (-1,3%), a -15 per il glutine (-1,7%) e -10 per il germe (-3,6%). In contro tendenza la farina glutinata, +10 (+3,2%). Totalmente invariati i cereali minori. In calo il pisello proteico (-5). Nei biologici entra in quotazione, prudentemente, il grano tenero bio, col Minimo a 245, fermi restando il non quotato del duro bio e dei risoni bio e l’invariato dell’orzo. Cala ancora la soia bio feed, -5€/t (-0,8%), cui si affianca su cali maggiori, il mais bio, sceso di 10 (-2,6%) a 350 per lo zootecnico e 378 per il food. Nei semi di soia la sola variazione odierna interessa il calo del seme nazionale, -5€/t, -1%. Negli oli di semi, prevalgono i cali che non riguardano, anzi è l’opposto, l’olio di palma la cui domanda è sostenuta essendo molto più economico dell’olio di soia e che il ringitt malese, valuta di pagamento, è decisamente debole rispetto al dollaro. Accelera nuovamente la corsa al rialzo del comparto dell’olio di oliva, man mano che la stagione prosegue con meteo inadatto al regolare sviluppo delle drupe, ove ci siano. In termini assoluti, lo stesso aumento, +300€/t, interessa gli Evo nazionali e comunitari (+3,8%/+4,1%), ma arriva a +600 ne massimo dell’Evo nazionale (+7,4%), balzo con cui si porta a 8mila 7cento €/t. A tre cifre gli aumenti delle altre voci, aumenti che non hanno interessato il sansa rettificato. In calo il comparto panelli e farine, con quelle di soia tutte limate di 5€/t (-1%). Fermi grassi animali, farine di pesce e, nei foraggi, le mediche disidratate. Nelle mediche entra in quotazione a 220-230, il fieno pressato. Più differenziata la paglia col minimo, quello da lettiera, sceso a 100€/t, e il massimo, quello da alimentazione, salito a 135€/t. Nel comparto riso, permane la debolezza delle contrattazioni che nei risoni si manifesta con cali che hanno interessato Volano Arborio, Roma e Carnaroli e similari. Per tutti questi -50 (da -6,5% a – 8,2%), con ripercussioni sui corrispondenti risi lavorati (da -4,8% a -6,7%). Nei sottoprodotti richieste le rotture, aumentate di 10€/t (+1,9%). In calo i cruscami.