Listino 2023-07-25

Settimana internazionale in cui l’effetto della chiusura russa sul rinnovo della Black Sea Grain Iniziative, blando nei giorni immediatamente seguenti alla dichiarazione russa, è stato affiancato dagli attacchi ai porti, ben più efficaci sul piano del messaggio alle controparti e tali da generare dubbi sulle disponibilità future, in particolare di grano, e rialzi sui prezzi. La buona volontà russa di regalare grano ai paesi bisognosi di aiuti alimentari non è scevra di dubbi sulla sua fattibilità. La produzione brasiliana di mais sarà alta ma per quanto si avvarrà degli aumenti di prezzo? Nel caso del grano, i paesi importatori come riempiranno i silos ammettendo che vengano a mancare sia la produzione russa (47,5milioni di tonnellate) che quella ucraina (10.5milioni), confermati i livelli produttivi di Ue, Canada, Stati Uniti a poco sopra quelli dello scorso anno e la carenza di grano australiano e l’assenza di quello argentino per il 2023? Milano intona una seduta pressoché univocamente rialzista. Uniche eccezioni i foraggi, in buona parte calanti, in cui l’effetto del maltempo odierno in Lombardia non si è fatto sentire, ed i risoni tutti invariati (così anche i risi lavorati), per ridotto volume delle contrattazioni. In aumento tutti i grani teneri: nei nazionali una parte della domanda di mangimi trova soddisfazione negli altri usi, aumentati di 7€/t (+4%) ed anche nel biscottiero, aumentato di 5€/t (+2%), aumento assoluto inferiore a quello registrato per le attitudini panificatorie, +7€/t, cui corrisponde +2% per il di forza (giunto a 292/307) e +3% per i panificabili. Più elevati gli aumenti registrati per gli esteri, eccezion fatta per il comunitario panificabile superiore, solo +3€/t (+1%), contro +10 del comunitario panificabile (finali 249/252; +4%) e +20€/t del comunitario di forza, salito a 334/342 (+6%). A questo tasso si allinea il Non comunitario, salito a 252/257. I nord americani incassano +10€/t (+2%), mantenendo il canadese a livelli maggiori dello statunitense. In aumento in pari misura tutti i grani duri nazionali, +10€/t (+3%), confermando i differenziali interni alle stesse tipologie con l’origine Centro che su Milano paga il trasporto. Nei duri esteri entra in quotazione a 380/400€/t il comunitario ed il non comunitario registra +20€/t posizionandosi a 432/447 (+5%). Gli sfarinati di grano tenero mantengono le quotazioni pregresse, differentemente da quelli di grano duro in cui il +10€/t di oggi, per le semole vale dal +1% al +2% e per la farina per panificazione +3%. Tornano a salire i sottoprodotti della macinazione con la sola eccezione della farinetta di duro, invariata a 281/285. Indipendentemente dall’origine, I farinacci incorporano 7€/t (+4%) i cruscami 8 (+6%), i cubettati 4 (+3%). Esce di quotazione, per mancati affari, la crusca estera. Il mais subisce l’effetto “dubbi futuri dei mercati”, con significativi incrementi che lasciano indifferente il solo mais alimentare nazionale, invariato a 341/346. Il mais nazionale con caratteristiche, con livelli di tossine definiti, vede premiata la qualità con +15/t (+6%), contro +12 del convenzionale (+5%), rispettivamente con finali a 266/268 e 253/255. I mais esteri registrano aumenti maggiori, per tutti +25 (+9%) con l’uscita di quotazione del non comunitario su camion, non trattato, il cui massimo sale a 285 (merce partenza porto) contro 284, corrispondente al massimo del comunitario (merce da magazzini interni). I derivati del mais registrano l’aumento della materia prima nazionale di qualità (+15€/t, corrispondente a +2% per la bramata e +4/5% per gli zootecnici). In aumento anche la farinetta (+10, +4%) ed il germe (+5,+2%). I cereali minori sono trascinati in alto dalla dinamica generale dei cereali: per ogni orzo +10€/t (+5/6%) col pesante a 190/205 a fronte del comunitario a 215/235. Sale a 280/310 il pisello proteico e salgono i cereali biologici tranne il mais, stabile a 350/378. Il grano tenero bio aumenta di 5€/t (+2%), posizionandosi a 245/275. Superiore l’aumento del grano duro bio, +10 (+3%), giunto a 395/430. Uguale l’aumento dell’orzo bio. Fermi tutti gli altri prodotti. Nei semi oleosi, la soia nazionale esce di quotazione per mancanza di scambi per esaurimento della merce 2022 mentre crescono di 15€/t (+3%) i semi esteri (505/535) ed i tostati. Sul mercato degli olii di semi si sentono particolarmente gli effetti del mancato rinnovo dell’accordo sull’esportazione dei cereali ucraini e soprattutto dei bombardamenti dei porti sul Danubio, precedentemente non toccati. L’olio di girasole è il prodotto che subisce i rincari marcati ma due cifre, +60€/t (+6%), contro quelli del prezzo dell’olio di soia, +105 (+9%). Il mercato dell’olio d’oliva trova – forse – un punto di equilibrio dopo i fortissimi rialzi degli ultimi mesi: se da una parte si prevede un’altra pessima campagna in Spagna (ma non mancano i dubbi su quella nazionale), questa viene bilanciata dal forte calo dei consumi.   Gli aumenti di questa settimana degli Evo sono dell’ordine dei 100€/t +1%), compreso l’Evo bio nazionale. Salgono però a 250 nel massimo del comunitario, e a +300 nell’Evo bio comunitario cui scarsità ne sostiene il prezzo. Panelli e farine di estrazione in diffusa crescita che tocca +13 per le farine di soia (+2%). Nei grassi animali, torna il segno più ma solo per le due migliori merci, sego ed acidità 4. Stabili le altre. In crescita l’intero comparto delle farine di pesce, con la danese a +50€/t (+2%), contro +20 (+1%) della cilena e peruviana. Una delle eccezioni nel senso di quotazioni calanti, è rappresentata dai foraggi in cui: entra in quotazione a 335/340 la medica disidratata extra mentre le altre scemano di 5€/t (-2%), come pure il fieno maggengo calato a 195/220 contro 205/230 dell’agostano. Dei risi già detto all’inizio.