Listino 2024-03-05

QUOTAZIONI ALL’INGROSSO SULLA PIAZZA DI MILANO


Prezzi in €/t, esclusi imballaggio e IVA – merce sana, leale e mercantile, resa franco Milano – pronti consegna e pagamento – per vagone o autotreno o cisterna completi.

COMMENTO DELLA SEDUTA ODIERNA

Sul piano internazionale rimane l’intonazione attendista sui numeri futuri (produzioni, vendite, scorte) e ribassista sui prezzi. Merce, al momento, ce ne è e la domanda potrebbe approfittarne. Anche di acquisti cinesi, importanti per volumi e differenziati per merci e piazze, si vocifera in attesa di concretizzazioni. Sui semi di soia potranno influire l’aumentata trasformazione statunitense e i certi prossimi e cadenzati aumenti della quota di olio nel biodiesel brasiliano. Di converso, ciò implica più farina da piazzare. Il grano continua a subire le pressioni russe cui si aggiungono le rimanenze comunitarie, vittime della guerra e della necessità di sostenere l’aggredita Ucraina. Milano segue in larga misura la direzione delle settimane precedenti pur non mancando differenziazioni. Nelle variazioni prevalgono i cali a partire dai cereali da granella, sofferenti. Nei frumenti teneri nazionali la seduta odierna si può dire mantenga il premio alla qualità solo perché nel calo complessivo, quello del massimo del di forza è registrato nel -1€/t (<1%, finale 347€/t) contro il -2 sia del minimo che del panificabile superiore (finali 266/274€/t, -1%). Più ampi in euro, i cali del panificabile e del biscottiero, -3€/t finali rispettivamente a 225/228 e 216/217€/t. La riduzione si alza ulteriormente nell’altri usi, sempre in linea con gli zootecnici, che oggi segna -5€/t (-2%, finali 206/207€/t). Nei teneri esteri stessa direzione premiante con modalità differenti: all’invariato del comunitario di forza seguono i cali di 2€/t per le altre tipologie (-1%).
Il canadese cede ugualmente 2€/t (finali 360/362€/t) proseguendo nel differenziarsi dallo statunitense, invariato. Continua a due cifre il calo del settore del grano duro. Nei nazionali registrato per tutti un secco -15€/t che si muta nel -4% del fino e buono mercantile e nel -5 del mercantile. Calano anche o duri esteri seppure in misura diversa e inferiore: -10€/t. Con questo il comunitario si porta a 350/370 contro 362/372 del fino sud Italia. Il non comunitario si assesta a 445/460€/t. Cedono anche gli sfarinati. Quelli di duro tutti -10€/t (-1% per semola e semola rimacinata; -2% per semola caratteristiche di legge e semolato; -3% per la farina per panificazione). Come spesso avviene, il calo degli sfarinati è contro bilanciato da aumenti, non per tutti, dei sottoprodotti della macinazione. In quelli di tenero il farinaccio è invariato al pari del cubettato mentre aumentano di 1€/t i cruscami (+1%, finali a 135/139 per l tritello e 127/129 per cruschello e crusca). In quelli di duro invariati farinetta e cubettato, in aumento farinaccio, in misura superiore, +4€/t (+3%, finali 140/142€/t) a quanto registrato in quello di tenero. Continua la pesantezza del comparto mais, oggi più a carico delle granelle estere che di quelle nazionali, sia pure in valori assoluti di lieve dimensione. Fanno eccezione i mais alimentari il cui calo è uguale a -2€/t senza distinzioni di origine. Negli zootecnici invece si diversifica nel -3€/t che accomuna comunitari e non (-1%, finali 308/211 per il comunitario e 207/215 per il non comunitario, col minimo per prodotto serbo), e nel -1€/t dei nazionali (<%) che si fermano a 210/212€/t nel mais con caratteristiche e a 205/207 per il contratto 103 base. I prodotti derivati seguono la stessa direzione: la bramata cede 2€/t (<1%, finali 531/556€/t) e -1€/t lo cede la farina per mangimi (<1%, finali 243/244). Riarticolate le quotazioni interne alla farina glutinata in cui solo il massimo cede 5€/t, come avviene nel germe, ridotto di 2€/t. Nei cereali minori si differenziano gli orzi nazionali, invariati seppure in sofferenza, al pari dell’avena nazionale e del sorgo. Cedimenti dell’orzo estero sul minimo, 4/t (-2%, finale 210), dell’avena estera (-5€/t, -1%), e del triticale (-3€/t, -1%, finali 200/205€/t). Diffusa stabilità nel comparto bio in cui però spicca il calo del grano duro bio, registrato nella stessa misura (-15€/t) del convenzionale (-3% medio, finali 375/415€/t). Cede anche il massimo food del mais bio, -5€/t (finale 415). Semi di soia univocamente calanti a vantaggio del prodotto nazionale che scema di 5€/t (-1%) contro -7 dell’estera (-2%). I finali sono rispettivamente a 430/433 e 441/448. I tostati cedono anch’essi 7€/t. Il mercato degli oli di semi permane in una fase di stabilità: i prezzi restano schiacciati ai minimi degli ultimi anni, spinti dall’eccesso di offerta dei paesi produttori. Questi non riescono a esportare in modo efficace in Asia a causa delle tensioni nel mar Rosso e soffrono margini ormai negativi che rendono la spremitura insostenibile. L’aumento dell’olio di soia, misurato nel +5€/t (+1%), è un segnale più che una consistenza. Continua la scarsa domanda di olio di oliva. Se i prezzi del prodotto nazionale rimangono stabili data la scarsità dell’offerta, il prodotto comunitario subisce invece leggere flessioni, per quanto a due cifre nella decina del 5: il -50€/t corrisponde al -1%. I prossimi dati sull’export spagnolo potrebbe dare una direzione più decisa al mercato. La direzione calante unisce larga parte delle farine di estrazione e in misura significativa a iniziare dal -20€/t della farina di girasole integrale, affatto domandata, (-6% medio, finali 285/295€/t), per finire col -30€/t delle farine di soia, con momenti di aggravamento durante la seduta. In queste -5% per le alto proteiche, -6% per le altre. Costituiscono l’eccezione gli aumenti della farina di colza (+4€/t, +1%, finali 378/381) e di quella di girasole integrale, maggiore, +7€/t (+4%, finali 201/203€/t).
Grassi in cessione di 5€/t (-1%), senza differenze. Nelle farine di pesce invece riscontrato l’aumento della danese, +10€/t. Nei foraggi variazioni solo negative in parte delle mediche e dei fieni. Nelle prime, registrato -5€/t per la disidratata pellettata di seconda qualità (-2%) e per sfarinato (-3%). Nei secondi, tutti -3€/t (-2%). Nel settore riso cedono vistosamente le rotture, -20€/t per tutte (-3% medio), e farinaccio, pule e lolla (-5€/t, da -3% a -5%). Stabile la granaverde. Risoni e risi lavorati fermi sull’equilibrio già raggiunto.