Listino 2023-05-16

I dati Usda di fine settimana scorsa avevano deluso i rialzisti che si auspicavano volumi e tendenze diversi, meno voluminosi sul lato della disponibilità, per mais e soia. Invece, per quanto in aumento, i consumi sono ben coperti dall’offerta complessiva per cui le scorte finali 2022/23 sono stimate maggiori di quelle iniziali, con presumibili effetti sulla prossima campagna. Per il grano la situazione è meno lineare sia per le stime di minore produzione (riduzione che ad oggi non coinvolge la Ue, Francia soprattutto) che per le incognite di strategia bellica e di politica nazionale ed internazionale (cfr elezioni in Turchia), tutte influenti sull’accordo per il transito nel Mar Nero, fortemente in crisi quanto a numero di navi e tempi di movimentazione nonché sulla prospettiva di rinnovo. La corrente settimana internazionale è iniziata sotto la spinta di queste difficoltà cui si sommano le incognite del meteo, sovrano ritornato al centro delle attenzioni, sperando che faccia il suo corso normale, in ogni parte del globo. Sulla seduta del mercato di Milano, pressoché univocamente al ribasso, incide fortemente la difficoltà di reperimento di camion sia sull’ammontare del prezzo (Milano quota franco città), che sulla definizione dell’affare e del relativo prezzo, spesso pattuito al giorno di disponibilità effettiva del mezzo. Nei frumenti teneri nazionali il calo punisce il di forza (-5, -1,6%), mentre le altre merceologie calano in misura inferiore (-2/-3, -0,7-1%), registrando anche una certa richiesta mangimistica. Nei teneri esteri i comunitari, registrando l’invariato, tengono nel prezzo il costo del trasporto. Calano quelli nord americani, in particolare gli statunitensi, -18, -4%, contro -15 (-3,5%) dei canadesi. Nei duri, questa settimana, il calo non distingue la provenienza (-5 per tutti, -1,4%) per cui i rapporti di forza fra le origini e tipologie restano invariati. Calano anche quelli esteri: i comunitari nella stessa misura dei nazionali, ammontare che nei non comunitari sale a -10 (-2,4%).  Gli sfarinati di tenero registrano la stabilità per la farina W380-430 con le altre merceologie che cedono 5€/t (-07%). Quelli di duro non registrano variazioni confermando perciò le precedenti quotazioni. Calo importante, in assoluto e relativo, per i sottoprodotti, permanendo la pesantezza della domanda. Eccezione è la farinetta di duro, invariata. Gli atri prodotti perdono a due cifre: -16 il farinaccio di tenero (-6%), -23 i cruscami senza differenze per origine (>9%), -25 i cubettati (-10%), anche questi senza differenza per l’origine. Crusca e cubettato esteri perdono in misura inferiore (-15,-6%), avvicinandosi ai corrispondenti prodotti nazionali. Mais in granella cedente in continuità con le settimane pregresse: l’alimentare nazionale registra -3 (<1%) mentre gli zootecnici nazionali salgono a -3 (-1% circa). Il comunitario perde 2 al pari del non comunitario. Questi ultimi compongono il territorio competitivo del mais nazionale con caratteristiche, sceso a 272-274 €/t. I derivati del mais seguono la dinamica della materia prima in cui spicca il calo della farina integrale per mangimi, -17 (-5%), subendo la pesantezza della domanda. Nei cereali minori uno dei rari casi di aumento: l’unico orzo commercializzato perché presente nei magazzini interni, è quello comunitario, francese soprattutto, e si avvale della domanda con un aumento di 12€/t (+4,5%). Le avene vedono in difficoltà la nazionale di qualità inferiore il cui minimo registra -10 contro -5 delle altre quotazioni. Esce di quotazione per mancanza di trattative il sorgo ed è presumibile sia il segno permanente sino alla nuova campagna. Nel biologico i cereali da granella seguono la tendenza dei convenzionali su importi calanti di maggiore entità assoluta (-5) e relativa (-1,4% i grani, -0,7% il mais). I risoni bio confermano la stabilità delle quotazioni permanendo da tempo su questi livelli, evidenziando l’equilibrio fra domanda ed offerta. Nella soia seme, il prodotto nazionale registra -5 (-1%), portandosi a  465-470 confrontandosi col minimo del seme estero, stabile 463, corrispondente al prodotto in porto. Il massimo ancora del seme estero, fra cui l’ucraino, invece incorpora le difficoltà del trasporto su gomma. Ennesima settimana di debolezza per gli olii di semi, con ribassi guidati dalla pessima performance dell’olio di soia (-85 grezzo e raffinato, -9 e -7,9%) che subisce la pressione del forte raccolto brasiliano, mettendo pressione su tutti gli altri olii di semi: il girasole perde 30 nel grezzo e 20 nel raffinato (rispettivamente -3,2 -1,8%). Gli operatori si aspettano un mercato ancora debole e quindi preferiscono non prendere posizioni alimentando il clima di incertezza e di instabilità. Persiste invece il momento rialzista per il mercato dell’olio d’oliva che raggiunge livelli mai visti in precedenza. Gli operatori spagnoli continuano a temere che la persistente mancanza d’acqua possa compromettere il prossimo raccolto e, nonostante il drastico calo dei consumi, che per le bottiglie sfiora il 50%, non si riesce a trovare un nuovo prezzo di equilibrio con rialzi ormai giornalieri con cui oggi si parte dai 6mila €/t del Vergine per arrivare ai 6mila 750 del massimo dell’Evo italiano, fronteggiato dai 6mila 5cento dell’Evo comunitario. La differenza fra prodotto nazionale e comunitario si è oggi drasticamente ridotta come effetto di aumenti fortemente differenziati fra il +150 del nazionale (+2,3%) e il +400 e +250 del Comunitario (+6,8% e +4%). Nelle altre categorie gli aumenti non sono differenziati ma si evidenzia il +400 del Vergine (+7%). Nelle farine di estrazione abbiamo un altro dei pochi casi di aumento odierni: cresce l’intero comparto dei panelli e farine di estrazione con quelle di soia che tornano ad allontanarsi dai 500€/t avendo registrato tutte +15 (+2,8%). I grassi cedono in misura assoluta differenziata secondo le categorie (-15 sego e grasso acidità 4, -10 le minori qualità). Ritroviamo l’aumento nelle farine di pesce, tutte +25 (mediamente +1%). Nei foraggi cedono le poche voci presenti in attesa dei prodotti nuovi e si evidenzia il caso carrube con l’uscita di quotazione del prodotto nazionale ed il forte aumento (+90, +19%), del prodotto estero, sia per la domanda che per la questione dei trasporti. Nel comparto del riso, sulle quotazioni odierne continua a pesare l’eccesso di offerta a fronte di una domanda pressoché inesistente. I ribassi registrati su rotture, risoni, risi lavorati rispecchiano i pochi affari conclusi. Eccezione il +5 della lolla, effetto di una domanda questa settimana più vivace.